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Ma dov’è Gualtieri? Dove si nasconde. Il sindaco di Roma è l’uomo più invisibile delle istituzioni italiane. Nessuno sa che dice e soprattutto che fa. Muto e non visto nelle vicende interne del Pd, inclusa l’elezione di Schlein. Invisibile agli occhi dei suoi e di tutti, nessuno vi risponde come passa le sue giornate. Quel che è più grave è che è scomparso agli occhi non solo della politica e dei politici, ma di tutti i cittadini.
Se c’è un dato che oggi accomuna i romani, oltre divisioni e appartenenze, è l’inesistenza del loro sindaco. E, ancor più, la dura e pervicace esistenza – meglio dire persistenza – dei problemi che aggrediscono da anni la Città Eterna: rifiuti, traffico caotico, carenza di taxi, buche per le strade; e volendo alzarci più in volo – come i gabbiani “modificati” diventati, con i cinghiali, un simbolo animale più convincente dell’antica e buona Lupa – non esiste alcun progetto ambizioso, del livello e del prestigio della Capitale.
Non si parla dai tempi di Alemanno – onore al dimenticato merito – di un ruolo “speciale” di Roma Capitale. E nel dibattito aperto dal Messaggero sull’autonomia differenziata, la difesa degli interessi di Roma e della sua economia cittadina che è molto legata al suo status, l’ha dovuta fare Caltagirone col suo giornale: Gualtieri è latitante.
Raccontano che alla riunione in Vaticano con mezzo governo e la stessa premier Meloni sul Giubileo 2025, il sindaco sia presentato impreparato e senza un’idea: il suo dire è stato giudicato Oltretevere un bofonchiare di circostanza e privo di contenuti. “Tamquam non esset”, ha commentato con un sorrisino spietato un alto prelato.
Il confronto tra il Sindaco dem e la destra di governo, che si è presentata con una torma di ministri competenti per materia, sorretta dal dialogo permanente tra Palazzo Chigi – i fili sono tenuti da Alfredo Mantovano e dalla Meloni in prima persona – è stato impari, per la “leggerezza” del primo. Che, peraltro, appare circondato da assessori di scarso peso e fragile immagine. Lui non c’è e dei componenti della Giunta nessuno ha collettiva cognizione chi siano e quali iniziative o progettualità stanno portando avanti. L’unico progetto degno di nota è l’inceneritore, ma sembra incenerito, non solo dal fuoco di sbarramento grillino e dai dubbi del neogovernatore Rocca sul luogo scelto, ma anche dalla nebulosa opinione di Elly Schlein che sul tema non dice nulla; quel poco che ha scritto nella sua mozione congressuale in nome della circolarità per “superare discariche e inceneritori”, non è molto rassicurante. Insomma, né quotidiano, né iniziative di spessore, per ora sembrano avere risposte visibili.
Gualtieri ha, poi deluso anche quanti si aspettavano potesse diventare un contraltare a Palazzo Chigi. Ma sembra in congedo anche dalla funzione politica. Non ha nulla da dire, né da fare nemmeno su questo piano.
In queste condizioni, sarà difficile per il Partito Democratico conservare il Campidoglio alle prossime amministrative. Che non sono dietro l’angolo, ma neppure lontanissime. In primavera, in coincidenza con le elezioni europee il governo capitolino girerà la boa di metà mandato e non avrà molto da “vendere” né alla gente, né al mondo degli addetti ai lavori. La prospettiva è che la destra meloniana, dopo la defaillance di due anni fa, si riprenda anche il Comune; in fondo la premier non ha mai smesso di considerare Roma non solo Capitale d’Italia, ma anche sua capitale politica: un luogo di orgoglio e di consensi. Dopo l’improponibile Michetti, la prossima volta sarà difficile che Fratelli d’Italia non metta in campo una candidatura adeguata per tornare a vincere. E Gualtieri, così continuando, gli faciliterà l’impresa.