contenuto a cura di
Francesco Rossi
“Anno bisesto anno funesto!”. “Anno bisesto tutte le cose van di traverso”. “Anno bisestile anno porcile”. E potremmo proseguire quasi all’infinito con i proverbi poco voluttuosi nei confronti del ventinovesimo giorno del mese di febbraio con decade quadriennale. Perché tanto accanimento nei suoi confronti? Sicuramente la storia dà in buona parte ragione agli scettici, agli scaramantici con amuleti come filo spinato a difesa delle loro paure. Tantissimi gli eventi nefasti che si sono succeduti da quando Giulio Cesare, nel 46 a.C., ha pensato di applicare questa modifica ai calendari. Si va dall’affondamento del Titanic ai terremoti di Messina, Friuli e Irpinia. Alle uccisioni di John Lennon e Robert Kennedy, di Ghandi e Martin Luther King fino allo tsunami nell’Oceano Indiano nel 2004. Anche la scienza è stata colpita dalla sindrome bisestile, infatti, è proprio in questo evento, nel 1866, che il chimico svedese Alfred Nobel inventò la dinamite. Ma l’accadimento catastrofico legato all’anno bisesto che sicuramente rimarrà nelle menti di tutti è senza dubbio il Covid: anno 2020. Una tragedia planetaria, senza confini e senza distinzioni, che ha certamente contribuito ad allargare la platea degli apotropaici della malasorte sempre pronti a tirare fuori dal cassetto il diario delle sventure.
Calcoli alla mano (e mani impegnate a fare scongiuri) ciò vuol dire che il 2024 sarà quello di 366 giorni. Anno che già di suo si preannuncia come importante, non banale, con una agenda fitta di appuntamenti rilevanti, quasi vitali per il futuro prossimo del Mondo. Due in particolare, ed entrambi politici: le votazioni per il rinnovo del Parlamento europeo, e le votazioni americane per l’elezione del 46° presidente degli Stati Uniti. Un coinvolgimento di oltre 700 milioni di aventi diritto al voto. Tutto l’Occidente “democratico” alle urne. Due consultazioni, che per quanto distanti l’una dall’altra, sono strettamente connesse tra loro, e possono rappresentare quel filo di Arianna di una matassa via via diventata sempre più ingarbugliata fino quasi all’ingolfamento di tutto il sistema, un corto circuito che rischia di diventare un blackout perenne frutto, soprattutto, di una vocazione ideologica tout court.
Per il nostro eroe (l’anno bisestile) è un vero e proprio banco di prova, la prova del 9 perché il rendez- vous che ci attende è di quelli che pesa. Il 2024 “po’ esse fero, o po’ esse piuma”. Naturalmente dipende in larga parte dalle scelte che si fanno dentro la cabina elettorale dove “Dio ci vede, ma Stalin no”. In larga parte, e non in maggioranza assoluta, perché tutte le consultazioni (tanto più quelle con milioni di cittadini e centinaia di Stati coinvolti), spesso e volentieri si lasciano dietro sempre polemiche e strascichi velenosi come il morso di un crotalo cornuto dopo mesi di digiuno. Negli States, soprattutto. Il perché è presto detto: nella patria della “democrazia” a stelle e strisce, è previsto anche il voto postale, vale a dire scheda a domicilio, senza muoversi da casa. Garanzia di regolarità? Nessuna. E proprio questo modus operandi abbastanza grottesco è stato al centro di grandissime polemiche nel novembre del 2020 che vide trionfare l’attuale numero uno della Casa Bianca, John Biden nei confronti di Donald Trump. Polemiche nate sostanzialmente dai gravi ritardi dello spoglio delle “schede fai da te”, con l’ombra di brogli mai del tutto svanita, che hanno poi generato le conseguenze (nefaste) che abbiamo visto e vissuto.
Quattro anni dopo – sentenze permettendo- il duello all’ok Corral dovrebbe riproporsi con la macchina dei sondaggi già in pista pronta a servire l’antipasto delle intenzioni di voto, che ad oggi disegnano un quadro abbastanza chiaro: la corsa di Trump verso un ritorno a Washington procede spedita e senza ostacoli (Corte federale a parte). Ma sarà davvero l’attuale inquilino della White House a sfidare The Donald? Le analisi politiche danno l’ex vice di Obama in caduta libera, con indici di gradimento tra i più bassi che un Presidente americano abbia mai avuto a poco più di anno dal voto. Tant’è che alle sue spalle sgomita il democratico Robert Kennedy, il cui nome dovrebbe mettere tutti d’accordo; dovrebbe, appunto. Ma non è esattamente così. Perché Robert, uno degli ultimi eredi della dinastia “maledetta”, pur facendo parte dei democratici, durante i tre anni della pandemia si è sin da subito contraddistinto per le sue posizioni banalmente riassumibili con il termine “negazionista”. Ha nutrito forti dubbi sul virus, è sempre stato contrario a forzature illiberali ed ha dichiarato guerra aperta ai vaccini. Un attacco violento e senza anticorpi a tutto quel sistema messo su anche con la complicità delle sinistre di mezzo mondo. Questo ha fatto sì che Kennedy, da possibile plenipotenziario e visionario del catastrofismo come nuova ortodossia del politicamente corretto, diventasse ben presto un vagabondo ubriaco senza fissa dimora dei peggiori Motel della Route 66. Ma anche la lotta all’immigrazione selvaggia è parte centrale del suo manifesto programmatico. Un “sinistrorso” atipico e fuori dagli schemi, sempre in prima fila pronto a sfoggiare la sua Durandal contro le forze del Male e contro l’imperialismo da play-station
I pericoli (con Trump) devono quindi essere scongiurati ad ogni costo e la controffensiva sta già affilando le armi: pronto a scendere in campo a sostegno del vecchio Joe c’è George Soros, le cui disponibilità economiche sono illimitate. Il filantropo ungherese è noto per la sua “missione” umanitaria fatta di vere e proprie transumanze dal Continente Nero con direzione Europa, soprattutto. Oltre, naturalmente, alle solite battaglie ambientaliste piene di aria fritta più che di aria inquinata. Ecco che quindi diventa di “fondamentale” importanza la rielezione-bis di Biden. Anche per altri aspetti geopolitici come la guerra in Ucraina, il cui scopo ormai è (dovrebbe essere) sotto gli occhi di tutti: annientare la Russia – che invece dall’inizio del conflitto è la Nazione che cresce di più- e spaccare l’Ue. Ai democratici americani non basta più un’Europa serva e prona come quella attuale. La vogliono anche più divisa possibile (più di quanto non lo sia già), ed il motivo è lapalissiano: far sì che il vecchio Continente dipenda in tutto e per tutto dagli States. Non si capisce, allo stato attuale, qual è l’utilità della presenza padronale della Nato in suolo europeo. Chi dovrebbe attaccare ed invadere chi? La Francia la Germania? L’Italia la Svizzera? Mistero. Nell’incontro bilaterale alla Casa Bianca, tra il presidente americano e la premier italiana, è emersa chiara la richiesta a stelle strisce: depotenziare e ridimensionare il peso del Dragone nel tessuto socioeconomico italiano. E gli amici (che ti vendono il gas a 85£ al smc al fronte dei 2 rublo dei russi) vanno ascoltati perché ti vogliono bene.
Lo scenario che ci attende per il nuovo anno bisesto è abbastanza chiaro: proseguire sulla via dell’autodistruzione con la vittoria della sinistra a Bruxelles e di Biden negli Usa. Oppure voltare totalmente pagina, resettare il sistema, gettare nel cestino tutti i file dal 2020 ad oggi. Per la legge dei grandi numeri la ruota prima o poi deve iniziare a girare in senso opposto…Il prossimo anno bisestile ha una grande occasione: smentire sé stesso prima e gli scaramantici di professione poi. Forse è l’ultima chiamata.