contenuto a cura di
Valentina Marsella
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È la vetta più alta della Grecia, con i suoi 2917 metri di altezza, ma è soprattutto icona del mito e della storia. Da sempre è la ‘Casa degli dèi’. Chiudete gli occhi, siete sulla cima del monte Olimpo, che nelle giornate estive si colora del rosso dell’Egeo che illumina con tramonti mozzafiato le rocce del Mytikàs e delle vette vicine. E l’alba arriva proprio dal mare per tingerlo delle sue mille sfumature. Lui è sempre lì che domina, dalla mitologia ai
giorni nostri, ma in questi giorni l’Olimpo festeggia un compleanno speciale: 110 anni dalla prima volta che l’uomo ha compiuto la sua ascesa.
La prima scalata verso la cima di dove abitano gli déi, tentata più volte nell’Ottocento, è stata compiuta il 2 agosto del 1913  da due svizzeri, Daniel Baud-Bovy e Fredéric Boissonnas, accompagnati dal cacciatore locale Hristos Kakalòs. Visibile anche da Salonicco, è un promontorio sacro abbracciato e difeso da alte pareti calcaree. Le si affiancano lo Skolio, lo Stefàni, o Trono di Zeus, e lo Skala. Il massiccio, ripido sul versante dell’Egeo, degrada dolcemente verso ovest. Ai suoi piedi, tra le rovine di Dion, la presenza di un tempio dedicato a Iside ha dimostrato agli archeologi che gli dèi dell’Egitto erano venerati anche in Grecia. Il suo fascino è indiscusso e senza tempo.
Nella mitologia greca, la vetta del monte perennemente avvolta da nubi bianche, era considerata la casa degli dei olimpi, ed era dunque ritenuto impossibile raggiungerla senza il loro permesso. Un’ipotesi sul perché questo gigante che si può raggiungere dalla fresca fonte di Prionia sia stato considerato casa divina della Grecia è presente nel Trattato fisico-storico dell’Aurora Boreale. Un immenso lavoro dell’astronomo francese Jean Jacques Dortous de Mairan, discepolo eretico del padre Malebranche, nonché successore di Bernard le Bovier de Fontenelle come segretario dell’Accademia delle Scienze di Parigi. Dal 1716, per oltre un decennio, nei cieli europei fu ben visibile il fenomeno dell’aurora boreale. A esso Fontenelle riservò per cinque anni consecutivi l’apertura dell’Annuario dell’Accademia parigina delle Scienze, sottolineando tra l’altro come il fenomeno potesse chiarire anche una serie di credenze popolari.
La luminosità a cui l’Olimpo darebbe il suo nome non è il consueto bagliore delle nevi inondate dal sole, o lo splendore di una cima che emerga improvvisa al di sopra delle nubi, ma la più sorprendente e fantastica luce che l’aurora boreale accende nel cuore della notte. Ma tornando ai giorni nostri visitare il Monte Olimpo è andare in un parco nazionale unico in Grecia. Creato nel 1938 per proteggere la fauna e la flora della zona, il parco nazionale del Monte Olimpo è stato dichiarato ‘riserva della biosfera’ dall’Unesco nel 1981. Un percorso tra il sacro e il profano, privilegio per gli amanti della botanica. Il parco nazionale ospita ventitré piante endemiche, cioè che non si trovano in nessun altro luogo del pianeta, e ciò dimostra chiaramente il successo nella conservazione della biodiversità del parco nazionale. Per quanto riguarda la fauna, che è molto ricca, spesso vive nascosta e rimane difficile da avvicinare.
Sul monte Olimpo la natura è regina e la bellezza dei paesaggi stupisce non appena si scorge il picco di Mytikas, la seconda cima più alta dei Balcani (dopo il Mussala in Bulgaria). Così, passeggiando tra i sentieri che si innalzano verso gli dèi, al visitatore sembrerà di scorgere Afrodite avvolta dai simboli della conchiglia dell’Egeo e della pianta di mirto che verdeggia tra i cespugli, o di sentire il bacio del Sole del bell’Apollo. E ancora, gli sembrerà di ascoltare lo scoccare delle frecce di Artemide, dèa della foresta e degli animali selvatici ancora oggi nascosti tra i misteri dell’Olimpo.