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L’equipaggio della nostra nave veleggiante verso Itaca aumenta in quantità e qualità. Valentina Marsella e Cristina Sartori, di cui già avete avuto modo di apprezzare la “penna” su Itaca Digitale, hanno deciso di condividere il viaggio con noi in maniera continuativa, mettendo a disposizione la professionalità e sensibilità.
Da oggi parte “Via di fuga” la loro rubrica a quattro mani: una finestra sul mondo della giustizia, con uno sguardo attento al rispetto del principio fondamentale del giusto processo e delle norme che lo regolano.
Valentina Marsella è una giornalista professionista con esperienza in agenzie d’informazione, nella carta stampata, radio e tv oltreché per anni a capo di uffici stampa giuridici, politici e istituzionali. Cristina Sartori è criminalista specializzato in grafologia forense, consulente investigativo, membro dell’Osservatorio Giuridico Italiano e da ormai più di 10 anni opera a supporto delle indagini su mano scritture in qualità di consulente, d’ufficio e di parte, sia in ambito civile che penale e come consulente investigativo affiancando e orientando gli avvocati nelle loro indagini soprattutto in ambito difensivo.
La rubrica nasce, quindi, dall’unione di due esperienze, quella giornalistica di Valentina Marsella, da anni attiva nella comunicazione del settore giustizia, a quella di Cristina Sartori, criminalista scrupolosa e attenta nell’ investigazione per l’accertamento del reato e del suo autore, attraverso metodologie matematiche, fisiche, chimiche e naturali. Due mondi, quello comunicativo e quello tecnico investigativo che si sposano per fornire un quadro processuale il più vicino possibile alla realtà dei fatti.
Valentina e Cristina hanno quindi unito le loro competenze e hanno ideato “Vie di Fuga” una rubrica che vuole essere quasi un’analisi anatomica dei pezzi che costituiscono il giusto processo coinvolgendone tutti gli attori dagli avvocati ai magistrati, dalle vittime agli imputati.
Nell’interesse superiore del dibattito sulla giustizia: basta contrapporre giustizialismo e garantismo. Si tratta di due categorie di cui ormai si abusa strumentalmente e che impediscono un confronto sereno e costruttivo su una necessaria riforma della giustizia penale.
Non deve esistere una applicazione giustizialista o garantista della legge: la legge o si applica o non si applica.