contenuto a cura di
Francesco Rossi
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Se è vero, com’è vero, che i numeri non mentono mai, questa volta la questione meridionale sembra avere imboccato la strada giusta e fatto breccia nelle coscienze di chi è chiamato a dare quella svolta di civilizzazione infrastrutturale che il sud Italia attende da anni. Erano gli anni ‘50 quando un titolo di apertura del Corriere della Sera annunciava trionfante, per il 2020, l’azzeramento del divario socio-economico, tra settentrione e meridione. La distanza oltre a non essersi annullata è anche aumentata. Oggi, progetti e soldi alla mano, è pensabile poter iniziare quel lungo processo di ammodernamento per troppi anni chiuso nel cassetto dei sogni, del vorrei ma non posso. Una piaga diventata voragine in pochi anni, una corsa all’indietro a ritmi vertiginosi.

Ma vediamoli questi numeri impegnati alla rinascita del Sud Italia. Intanto gli “sghei”. Dal MIT – il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti- fanno sapere che dei 61,4 miliardi a sua disposizione ben 33,8 (pari al 56%) sono destinati alle otto regioni del mezzogiorno. Nella quota anche una grossa fetta dei fondi del PNRR, equivalente al 48%. Molto più alta la copertura delle risorse interne che copre il 75% del totale nazionale. A beneficiare di tutto ciò anche il comparto impiegatizio con 4.500 operai dislocati nei 19 cantieri aperti e prossimi all’apertura.

Boccata d’ossigeno anche per l’indotto con i suoi 3.800 fornitori diretti per un importo di 2,5 miliardi di euro. Detto di Calabria e Sicilia nel precedente dossier, vediamo cosa bolle nel resto del pentolone. La Campania è quella maggiormente “colpita” da questa ondata di maquillage. Sono iniziati i lavori per la costruzione della Linea ferroviaria Alta Velocità/Alta Capacità tra Napoli e Bari. I tempi di percorrenza tra i due capoluoghi di Regione passa dalle attuali quattro ore alla meta esatta: due. A questo progetto è direttamente collegata la realizzazione di quattro nuove tratte: Napoli -Cancello, Hapice – Irpinia, Orsara – Irpinia e Orsara – Bovino.

A questa filiera lavorano 2.000 uomini e 400 aziende. La Napoli -Bari non è l’unica opera che vede coinvolta la città partenopea, incorso d’opera c’è anche la Stazione Capodichino, in cui è previsto il capolinea della Metropolitana Linea 1, con arrivo nell’omonimo Aeroporto. Stazione interrata ed a forma elicoidale, ispirata al Pozzo di San Patrizio. Lavori pure per la costruzione della Ferrovia Cumana, della Tratta Dazio – Cantieri che rientra nell’ambito degli interventi previsti dal Progetto Infraflegrea, di cui fa parte anche una tratta della Linea 7 della Metropolitana Regionale di Napoli. Pochi gli interventi previsti per quanto riguarda la Regione Puglia.

Il “tacco” d’Italia non necessita di grandi manovre. Oltre alla già citata Alta Velocità tra Bari e Napoli, in questa tornata si pensa alla sanità con la realizzazione del Nuovo Ospedale del Sud – Est Barese che racchiude i territori di Monopoli e Fasano. Si tratta di un polo innovativo, di eccellenza e dalla posizione altamente strategica per tutta la Regione. Andrà a servire un bacino d’utenza di oltre 260mila pazienti.

Un solo cantiere invece per la Sardegna e riguarda la Nuova Strada Statale Cagliaritana. La “S.S. 554 Cagliaritana”, così denominata, prevede la costruzione di sei nuovi chilometri che andranno a unirsi all’attuale 554 la quale costituisce un importante asse di interconnessione tra la Città Metropolitana di Cagliari e la S.S. 125 Variante che attraversa tutta la Regione. Costo totale dell’operazione 97 milioni. Nel Lazio tutti gli sforzi sono concentrati alla ultimazione della famigerata Metro C, giunta quasi al trentesimo anni di lavori. Faticosamente si è arrivati a San Giovanni, rimane da ultimare il tratto dal Colosseo sicuramente il più complesso per via dei tantissimi resti presenti nell’area.

Com’era ampiamente prevedibile gli sforzi maggiori in questo nuovo piano di investimenti riguardano il centro Italia ed in particolare le due Regioni colpite e martoriate da due devastanti terremoti: quello del 2009 in Abruzzo e quello del 2016 nelle Marche. E’ stato creato un Fondo complementare aree sisma 2009-2016, meglio noto come NextAppennino. Si tratta un progetto elaborato per le aree dell’Appennino Centrale, interessate dai terremoti del 2009 e del 2016, dalle Strutture di Governo per la Ricostruzione post-sisma, insieme alle Regioni e ai Comuni coinvolti.

Lo scopo è quello di accompagnare la ricostruzione dei territori danneggiati dai terremoti con risorse dedicate, per offrire nuove opportunità di sviluppo alle comunità locali, alle imprese, alle amministrazioni pubbliche. Sono  183 i Comuni interessati di Abruzzo, Lazio, Marche, Umbria compresi nei due “crateri” del 2009 e del 2016. La devastazione provocata dal terremoto, nell’Appennino Centrale, è stata enorme. Il sisma de L’Aquila, nel 2009, e quello del Centro Italia, nel 2016, hanno causato più di 600 morti e distrutto centomila edifici, quasi diecimila opere pubbliche e quattromila chiese ed edifici di culto, con danni materiali per 50 miliardi di euro, in un bacino dove vivono circa 700 mila persone.

NextAppennino è stato pensato, voluto e realizzato per guardare al futuro di questi territori, mettendo a loro disposizione 1 miliardo e 780 milioni di euro, stanziati dal Fondo complementare nazionale che affianca il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, e che di fatto rappresenta l’unico programma a carattere territoriale del PNRR.

Le strategia  di NextAppennino sono state definite e approvate dalla Cabina di Coordinamento, che gestisce il piano, attuato attraverso Ordinanze del Commissario Straordinario per la Ricostruzione post sisma 2016.

 In particolare i lavori di miglioramento riguarderanno le stazioni di Teramo, L’Aquila, Ascoli Piceno, Fabriano, Macerata, Tolentino, Rieti, Antrodoco, Spoleto e Baiano di Spoleto. Sarà inoltre realizzata una nuova stazione ferroviaria, quella di Tolentino Campus. In totale gli interventi valgono oltre 33 milioni di euro.  Interventi  stradali che saranno finanziati, anche grazie all’intesa raggiunta con il Ministro delle Infrastrutture, nell’ambito del nuovo contratto di programma con ANAS, per un valore di 177 milioni di euro. I primi cantieri riguarderanno la SS4 Salaria, la SS260 Picente tra L’Aquila e Amatrice, la SS78 tra Belforte, Sarnano e Amandola, la SS210 Amandola-Servigliano, la SS685 Tre Valli Umbre tra Borgo Cerreto e Vallo di Nera.

Gli interventi in progettazione riguardano invece altri tratti della Picente e della SS78, il collegamento tra Teramo e Ascoli, la Tre Valli Umbre tra Spoleto e Acquasparta. Previsti lavori anche su strade comunali.  Il pacchetto stanzia 59,4 milioni di euro per la sistemazione e il miglioramento della rete delle strade comunali all’interno dei due crateri. Gli interventi sono stati individuati sulla base degli elenchi trasmessi dalle Regioni e saranno attuati in gran parte dai Comuni interessati.

La speranza è che, viste le circostanze drammatiche, almeno questa volta  non sbuchino fuori intoppi burocratici, ruberie varie, appalti truccati ed altro ancora vista la gran mole di lavori e finanziamenti in atto. Nella vicina Emilia Romagna priorità assoluta al post alluvione con la macchina operativa già messa in moto. Sono previste 430 opere, con l’apertura di 120 cantieri, per 360milioni di euro. Il grosso degli interventi saranno di natura idrogeologica, con la messa in sicurezza di fiumi, su terreni pedecollinari e montani. Fuori dal contesto emergenziale sono in fase avanzata lavori ferroviari sul Corridoi Baltico – Adriatico, in particolare sulla tratta Bologna – Rimini. Mentre a breve (entro il 2023) apre il cantiere per la costruzione della Cispadana la nuova autostrada regionale.

Più corposo e più articolato il piano investimenti della vicina Toscana grazie ai 967 milioni a disposizione della Regione. Si metterà mano su trasporti e viabilità in maniera massiccia. Dal rinnovo delle flotte dei bus (con 173 veicoli nel solo 2022) e dei treni che viaggiano sulle linee regionali agli assi viari i più importanti interventi dei quali si attende la conclusione sono la E78 Grosseto Fano, la Pistoia-Lucca e la Prato-Bologna e si attende la partenza di opere come il Nodo dell’Alta velocità, la terza corsia della A11 Firenze-Mare, la ferrovia Empoli-Granaiolo, il Corridoio Tirrenico, e gli Assi di Lucca.

Di più, sulle strade regionali come la Fi-Pi-Li, la Cassia, la Val d’Elsa, la 69 del Valdarno, la Maremmana, la 325 delle valli di Setta e di Bisenzio, la Francesca, la 70 della Consuma, la umbro casentinese romagnola e la pisana livornese. E gli interventi sulla portualità riguardano tutti gli scali regionali, da Livorno con lo scavalco ferroviario di collegamento tra porto e interporto, alla Darsena Europa, da Marina di Carrara con la riqualificazione del waterfront, a Piombino con il progetto della nuova bretella di collegamento, a Marina di Campo, Porto S. Stefano e Giglio porto. Se non subentreranno i soli mali endemici l’Italia tra qualche anno avrà un volto diverso, più moderno ed efficiente.

Lo merita il paese, lo meritano i suoi abitanti sottoposti a interminabili disagi causa infiniti lavori. Ai posteri l’ardua sentenza.