contenuto a cura di
Francesco Rossi
L’11 novembre non sarà mai più una giornata come le altre. Non lo sarà per la famiglia Sandri, non lo sarà per tutto il popolo laziale. L’11 novembre del 2007 Gabriele Sandri, tifosissimo della Lazio, si trova a bordo di una Megane in partenza dall’area di servizio “Badia al Pino”, direzione Milano, per assistere alla gara contro l’Inter, quando viene raggiunto da un proiettile che gli perfora il collo senza lasciargli scampo. Sono le 9:20 del mattino. A sparare è un agente di polizia, Luigi Spaccarotella, addirittura dalla carreggiata opposta. Succede che qualche minuto prima scoppia una rissa con spranghe tra ultras laziali e juventini.
Dopo il parapiglia iniziale le due fazioni si separano ognuna diretta per la propria strada. Non per Spaccarotella, che vuole ergersi a tutti i costi a salvatore della patria. Cosi si posiziona su un avvallamento del terreno e puntando l’arma ad altezza uomo esplode il colpo mortale. “Avevo puntato le ruote, volevo impedire che ripartissero senza prima essere schedati”, dirà durante il processo per giustificarsi. La notizia della tragedia si diffonde rapidamente creando subito contestazioni e disordini. La giornata di calcio verrà sospesa. Pochi mesi più tardi, il 30 marzo del 2008, ancora una stazione di servizio sarà teatro di sangue. Siamo alla “Crocetta Nord” all’altezza di Asti, sulla Torino -Piacenza. Come nel caso Sandri anche qui tifosi juventini coinvolti, anche qui aggrediti. Si tratta di un pullman proveniente da Crema e diretto allo stadio “Olimpico” per assistere alla gara contro il Parma. Qualche istante dopo sopraggiungono altri due pullman con a bordo tifosi del Parma diretti nella medesima destinazione. In pochi secondi i supporters bianconeri vengono selvaggiamente aggrediti e picchiati. Presi alla sprovvista, e colti da panico, ripiegano precipitosamente sul mezzo che riparte a razzo per evitare il peggio, che però deve ancora arrivare. Avviato velocemente verso l’uscita dall’area di servizio, improvvisamente sbuca dal nulla e con la mani alzate Matteo Bagnaresi, storico capo ultras dei Boys di Parma e figura non nuova a problemi con la giustizia sportiva. Non sono chiare le sue intenzioni, ma l’autista del veicolo non arresta la sua corsa centrandolo in pieno, uccidendolo schiacciato sotto le ruote. Di anno in anno si arriva al 23 maggio 2009, quando allo stadio “Tardini” di Parma è Eugenio Bortolon a perdere la vita. Il ragazzo, 19 anni, di Isola Vicentina e tifoso del Lane, alla seconda trasferta della sua vita, compie un gesto sciagurato: forse per rispondere agli sfottò di alcuni parmensi, si sporge in maniera eccessiva dalla balaustra degli spalti, Eugenio perde l’equilibrio precipitando nel fossato che separa le due tribune. Una caduta violenta che non gli lascia scampo. Uno dei casi più assurdi quello di Edmondo Bellan 62 anni morto la sera del del 22 maggio del 2010 davanti il “Blu Sky” bar di Corso Lecce a Torino. Assurdo perché ad accendere la miccia uno sfottò su calciopoli da parte di un tifoso interista presente all’interno del locale. Parte tutto da Materazzi che durante la premiazione della Champios appena vinta sfoggia una t-shirt provocatoria. La cosa non sfugge al Bellan, inizia prima un diverbio con Rocco Acri 60 anni. La lite degenera molto presto tant’è che i due vengono allontanati dal bar. Una volta fuori si consuma la tragedia, Acri estrae un coltello a serramanico con una lama da 10 cm che trapassa tre volte addome e braccio sinistro. Soccorso immediatamente morirà poche ore dopo in ospedale. La finale di Coppa Italia, che apparentemente tutti snobbano, è invece un evento molto sentito soprattutto se a disputarla sono due società poco abitiate come Napoli e Fiorentina. Che si ritrovano davanti il 3 maggio del 2014 a Roma, diventata da qualche anno sede designata per questo evento. Tra qualche apprensione ed un po’ di timore la due tifoserie iniziano ad affluire in massa verso l’Olimpico, seppur da direzioni opposte. Tutto procede normalmente finché nella vicina Tor di Quinto scoppia una lita con gli ultras della Roma, estrai alla partita, ma acerrimi “nemici” dei napoletani. Volano bombe carta verso i pullman dei tifosi azzurri, nel parapiglia generale Ciro Esposito viene raggiunto alle spalle da un proiettile sparato dal romanista Daniele De Santis. Dopo 55 lunghi giorni di agonia il suo cuore cesserà di battere al Cardarelli di Napoli. Il 15 giugno del 2017 si consuma un’altra pagina nerissima per la Juventus ed il suo popolo in Champions. Gli uomini di Allegri sono impegnati a Cardiff nella difficile sfida contro il Real Madrid, tutta la città in trepidante attesa, così la sindaca Appendino decide per un maxi schermo nel salotto buono della città, ovvero Piazza San Carlo che già si presenta stracolma con più di 30 mila persone un paio di ore prima del fischio d’inizio. Nulla lascia presagire il drammatico scenario che di li a poco si concretizzerà. Improvvisamente un forte boato si materializza nei pressi della Piazza (ancora, a distanza di anni, non è chiaro cosa sia stato a provocarlo), scatta subito il deus panico col fuggi fuggi generale. La psicosi ha il
sopravvento sulla razionalità, sulla lucidità. Il bilancio sarà devastante: 1527 feriti, nel tentativo maldestro, ostruito e andato male di fuga. Ma soprattutto due vittime. Erika Pioletti tifosa bianconera in trasferta da Domodossola e Marisa Amato, 60 anni, che con quella serata non aveva nulla da spartire. Destino beffardo ha voluto che si trovasse proprio in quel momento a passeggio con il marito sotto i portici quando entrambi vengono investiti e travolti dalla folla impazzita. Morirà una il 25 giugno a causa di complicazioni polmonari
dovuti all’involontario pestaggio subito. In realtà c’è anche una terza vittima, si tratta di un architetto di Sammarinese. Anthony Bucci 49, anni, già sofferente di diabete finisce invalidato su una sedia a rotelle dopo essere stato schiacciato dalla massa. Questa condizione di fermo gli procurerà la calcificazione e l’ostruzione dei vasi sanguigni con gravi ripercussioni agli arti inferiori. Va avanti quasi tre anni, fino al 23 gennaio del 2020, quando si arrende definitivamente.