contenuto a cura di
Francesco Rossi
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Ci siamo, anzi, ci risiamo. Il count down per la 74° edizione del Festival della canzona italiana, megl o noto come Festival di Sanremo, è iniziato. E’ quasi alle battute finali verrebbe da dire, in quanto il ticchettio inizia il giorno dopo la conclusione dell’edizione precedente e dura praticamente un anno. Dal 4 al 10 febbraio il catalizzatore catodico più iconico della TV farà nuovamente irruzione nelle case degli italiani. Per la quinta stagione consecutiva vedrà Amadeus alla conduzione, numero ancora ben lontano da veterani e big come Pippo Baudo e Mike Bongiorno, che con 13 e 11 edizioni rimangono praticamente irraggiungibili.

Non solo per ciò che concerne il numero di presentazioni; rimangono irraggiungibili soprattutto per il livello generale della manifestazione che nulla ha a che vedere con quanto, da qualche anno a questa parte, ci propina l’ex dj anche se il declino era già iniziato prima del suo arrivo. I Festival di Super Pippo nazionale e di mister “allegriaaa”, andavano oltre la musica, divulgavano cultura ed educazione sociale senza mai travalicare il recinto esistenziale del programma, nato per proporre canzoni e artisti. Tutto il resto è sempre rimasto lontano dal palco dell’Ariston. Partendo dalla politica (nonostante la politicizzazione selvaggia dell’editore) rimasta costantemente lontana. Hanno sempre rispettato i codici del buon gusto e delle buone maniere senza mai chiudere le porte alla stravaganza e all’originalità di ogni singolo protagonista. Come non ricordare le esibizioni di Renato Zero e Loredana Bertè col finto pancione o di Elio e le storie tese in total silver. Tra le più iconiche sicuramente Anna Oxa sempre diversa ad ogni edizione. Ma l’abbigliamento con cui debutta nel 1978 è tutto un programma: abiti mannish e post punk. A rendere la sua presenza molto particolare un massiccio make-up e l’hairstyle effetto wet. Oppure Patty Pravo che nel 1984 si presenta vestita geisha avvenirista ibrida, a metà tra l’orientaleggiante e l’alieno. Molto più trasgressive (ma non volgari) Joe Squillo e Sabrina Salerno che nell’edizione del 1991 introducono per la prima volta una stile molto aggressivo, quasi ribelle, sicuramente femminista. Due completi succinti sparkling e catsuit aderentissimi, scansando quasi lo stile sanremese da grande soirée. Alternativi ma con stile, con una sobrietà quasi naturale. Nulla di volgare. L’esatto contrario delle ultime edizioni. “Ama”, oltre che un discutibile direttore artistico, si è dimostrato anche poco sensibile alla storica eleganza che ha quasi sempre contraddistinto gli artisti all’Ariston manifestando una chiara predilezione per il cattivo gusto.

Ha dato carta banca ad ogni concorrente (chiamarli cantanti è fuorviante), con risultati davvero pessimi e prossimi al trash. Gente che verrà ricordata solo per il penoso outfit con cui ha deliziato la vista dei telespettatori. Come non citare tal Gio Evan che nel 2021 si è presentato con pantaloni corti, camicia e giacca dalle tonalità sgargianti e con forme e disegni multicolor. A completare la mise discutibile sono i calzettoni in spugna sotto al ginocchio e le sneaker basse. Resterà negli annali solo per la sua oscena passerella. Non da meno
l’anno seguente un altro oggetto misterioso scomparso dai radar: Giovanni Truppi. Molto meno appariscente di Evan, si presenta infatti in canottiera. Scelta che ripeterà per tutte le serate cambiando solo il colore. Nera, grigia e rossa. Il podio dei peggiori in assoluto in quanto a indecenza e volgarità va senza dubbio a loro: Rosa Chemical (uomo) e Achille Lauro, in rigoroso ordine alfabetico in quanto è veramente difficile trovare trai due il più disgusto e lascivo. L’omonimo del famoso armatore napoletano debutta all’Ariston nell’edizione del 2019 con del completi tight e frac. Un Dark anni 90 tra cappe, diademi a croce, a tarantola e dettagli da lost boy.

L’anno successivo rompe il ghiaccio a piedi nudi con l’ispirazione a San Francesco in tutina di strass sotto il sontuoso mantello di velluto decorato, passando poi per la teatrale Marchesa Luisa Casati Stampa, dal copricapo in piume, per David Bowie col suo iconico make-up, e infine per la regina Elisabetta I, dal volto incorniciato di perle. Nel 2021 si presenta in veste di ospite ed ancora una volta con un look fuori contesto. Ogni sera con dei “quadri” fatti di parole, musica e look altamente scenici. Le ispirazioni per i costumi di scena di Achille Lauro sono moltissime: dal film Velvet Goldmine di Todd Haynes, con una tuta di paillettes e piume, all’arte classica in metal peplum, fino all’icona della canzone italiana, Mina, con la lunga treccia come sulla cover dell’album Rane Supreme, Volume 1.

La scorsa edizione ha visto l’entrata in scena di un altro amante dell’orrido, Rosa Chemical. Contrariamente al nome di “battesimo” si tratta di un uomo. La new entry (l’anno precedente era apparsa al fianco di Tananai nella serata dedicata alle Cover), non ha deluso le aspettative di chi oramai vede nel festival di Sanremo una sorta di passerella del pessimo gusto. L’artista ha puntato sul total black: giacca nera con spilli da balia abbinata a pantaloni dello stesso colore, con corsetto di pelle, cinghie e anfibi. A “corredo” lunghissime unghia colorate di rosa e occhiali scuri sul viso. A completare il quadro, i gioielli (gender-free) di kaska Lab. Non contento ha anche pensato bene di chiamare sul palco Fedez con cui ha inscenato una limonata in piena regola, il tutto sotto gli occhi compiaciuti e sorridenti del conduttore. Uno spettacolo alquanto deprimente se si pensa ai veri divi del passato che del palco dell’Ariston hanno preso il volo, regalando agli italiani anni di capolavori musicali moltissimi dei quali ancora in voga. Claudio Villa, Domenico Modugno, Gigliola Cinquetti, Bobby Solo, Iva Zanicchi, Riccardo Fogli, Riccardo Cocciante, Al Bano e Romina, i Pooh solo per citare alcuni dei grandissimi che hanno reso quasi immortale questa manifestazione con il loro garbo e la loro classe.

Il festival oramai da anni è in declino, ma se prima era solo un fattore musicale, da cinque edizioni a questa parte oltre all’assoluta mancanza di livello, si è aggiunto di tutto: trash, volgarità, cattivo gusto, duetti offensivi. Personaggi improbabili e scadenti spacciati per big. Un eco roboante della grancassa dentro una scatola piena di nullità. Qualche giorno fa l’attuale conduttore si è scagliato pesantemente contro la presenza politica al festival. Domanda: a Zelensky, Paola Egonu, Roberto Saviano, i Ferragnez, Rula Jebreal – solo per citarne alcuni – chi li ha invitati Babbo Natale? Evidentemente no. Quello che inizia tra quattro giorni sarà l’ultima edizione condotta da mister “affari tuoi”; nessuno ne sentirà la mancanza, con la certezza assoluta che fare peggio di così sarà pressoché impossibile. Toccato il fondo si può solo risalire. Almeno si spera.