contenuto a cura di
Valentina Marsella
Sostenibilità, innovazione, parità di genere. Le parole d’ordine della moda del 2023 si
incrociano con quelle della vision e del dibattito politico italiani. Temi sempre più impegnati
per un settore in cui l’Italia primeggia in Europa e nel mondo, con un fatturato in crescita
(+18%) che ha superato negli ultimi mesi i 100 miliardi. Non solo abiti ma anche
occhialeria, gioielli e beauty. Grande attenzione ai diritti delle donne e alle norme a loro
tutela. Gucci fa da apripista, come prima realtà del lusso in Italia nell’ottenimento della
Certificazione della parità di genere, prevista dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza
(PNRR). Il riconoscimento, ottenuto a seguito di un processo di valutazione
volontaria certificato da Bureau Veritas, ha coinciso con la presentazione dell’edizione 2022
del Gucci Equilibrium Impact Report, che riassume gli impegni, i progressi
e le azioni intraprese dalla Maison Fiorentina per generare un cambiamento positivo per le
persone e per il pianeta. Concretamente significa aver raggiunto nel 2022 che il 57% di
donne abbia ruoli manageriali e il 63,1% di dipendenti siano donne.
Sulla stessa linea woman-friendly le creazione dello Ied di Roma. Una moda coraggiosa,
che celebra l’indipendenza e la libertà. Idee creative che superano tendenze e movimenti,
che si staccano da cliché legati ad arti, generi ed epoche per esprimere, con chiarezza, sé
stessi. È il fil rouge che unisce le creazioni delle studentesse e degli studenti dei corsi
Triennali di Fashion Design e di Design del Gioiello Ied, che portano in passerella il lavoro
‘Me, myself and I’. Un progetto che punta al recupero del vintage, ma che mette soprattutto
al centro la celebrazione del femminile, la lotta ai femminicidi, il superamento dell’identità
di genere. Temi che ambiscono a una rivoluzione sociale, attraverso contesti in cui la moda
ha un ruolo cruciale e potenzialità altissime.
Temi impegnati e dal risvolto sociale, ma anche attenzione al green e all’innovazione. Il
sistema cosmetico italiano strizza l’occhio alla tecnologia. Secondo il centro studi di
Cosmetica Italia, il 6% del fatturato è l’investimento per innovazione e tecnologia delle
imprese, più del doppio della media nazionale; oltre 2mila milioni di euro è il valore del
fatturato generato dai cosmetici a connotazione naturale e sostenibile in Italia,
equivalente a più del 16% del totale dell’industria cosmetica. Le donne impiegate nel settore
rappresentano il 54% (circa 19mila, di cui 1.700 laureate), mentre la media dell’industria
manifatturiera è ferma al 28% e in Europa la percentuale del
trucco prodotto da aziende italiane è del 67%, a livello mondiale tocca il 55%.
Moda e innovazione, dalla ricerca dei materiali a quella dei valori. Anche a Pitti Uomo 104,
a Firenze dal 13 al 16 giugno scorsi, si è confermata l’attenzione alla sostenibilità da parte di
brand storici ed emergenti. Il tema del consumo idrico, e della gestione delle risorse, è stato
al centro della preoccupazione in casa degli spagnoli di Ecoalf che per le sue t-shirt e felpe
ha scelto un cotone realizzato al 100% da rifiuti post consumo che riducono l’impronta
idrica del 98%. Attenzione all’acqua ma anche riciclo dei tessuti. La lana è centrale anche
per lo storico brand dei costumi e accessori da nuoto Arena, che ha realizzato una
capsule beachwear ma lifestyle in collaborazione con The Woolmark Company connotata da
un’alta percentuale di tessuto di lana e fibre sintetiche riciclate, volto a garantire resistenza
ma anche rapidità di asciugatura.
Se i marchi presenti sul mercato da anni hanno a disposizione investimenti, know how e
competenze, anche i brand più piccoli ed emergenti provano a dire la loro: per motivi
generazionali e di scala, nascono già con un approccio attento all’ambiente e al lavoro etico,
non devono ripensarsi o trasformarsi per generare una discontinuità con il passato.