contenuto a cura di
Francesco Rossi
Nello schema di geometrie variabili ed impazzite, capita spesso di trovare figure dai contorni poco definiti e di difficile gestione dal cui cilindro escono fuori manifestazioni di stima poco nobili e poco eleganti.
Di questo modus strategico, figlio di un vortice impazzito pieno di livore alimentato da una grande dose di acrimonia, l’Italia ne è assolutamente vittima. Circostanza in parte inevitabile visto che per anni si è brillati della luce riflessa dei nostri protagonisti del passato. Non c’era campo in cui un italiano non fosse primattore indiscusso.
Ma il passato non è solo ciò che è successo ma anche ciò che avrebbe potuto succedere ma non è avvenuto. Purtroppo, è invece avvenuto. È avvenuto che tutte le imprese antecedenti – dalla scoperta di nuovi mondi alla fisica o alla matematica – sono state scalciate da eventi e piaghe sociali che ancora oggi continuano a adombrare quanto di straordinario fatto.
La Fiaba dalla trama perfetta col finale horror che non ti aspetti: il Principe azzurro che si trasforma in rospo dopo essere stato baciato dai vicini di casa. L’apoteosi dell’epitaffio virtuale. La regia occulta, la longa manus che ha tramato alle nostre spalle è stata facilitata anche dal radicale cambiamento di stile.
Da poeti ci siamo ritrovati tutti commissari tecnici, da navigatori a navigator spaziando in mondi inimmaginabili al tempo dei “poeti”. Internet e TV in primis. Dal mouse al telecomando con una facilità quasi fisiologica.
Proprio il telecomando è uno degli aggeggi che più di tutti influenza ciò che ci circonda in quanto può decidere il destino di programmi e conduttori, non è un caso se “tu nella vita comandi fino a quando hai stretto in mano il tuo telecomando”. Ma un telecomando usato male può contribuire a lobotomizzare le menti. Se infatti il telespettatore medio è della parrocchia di San Tommaso, la televisione rappresenta la narrazione perfetta che fa credere a tutto ciò che vede.
Ne sa qualcosa Piersilvio Berlusconi la cui rivoluzione copernicana, voluta per le sue televisioni dopo la morte del Cavaliere, stenta a decollare. Basso profilo, niente trash e figure più istituzionali sia nei contenuti che nei volti. Questa è stata la scommessa su cui l’AD di Mediaset ha giocato parecchie delle sue fiches. A quasi due mesi dal via i risultati in termini di ascolti continuano a faticare. A cominciare da Pomeriggio Cinque, passato nelle mani di Myrta Merlino dopo quindici anni di Barbara d’Urso. Per l’ex regina di LA7 l’aria che tira non è affatto buona.
Arrivata in pompa magna sul cavallo alato sospinto dal vento della popolarità e col petto gonfio di sicumera, si è sin da subito scontrata con la nuova realtà, a partire dai compagni di viaggio: i telespettatori. Sulla rete di Cairo la nicchia al seguito era più circoscritta e definita: radical chic, intellettuali di matrice sinistra, lettori del Corriere della Sera, simpatizzanti PD anche per via della linea editoriale del programma e dell’emittente in generale.
Pomeriggio Cinque invece ha sempre fatto presa sulla casalinga di Voghera e su un bacino più portato al pettegolezzo che allo sciopero dei lavoratori. Un pubblico decisamente più naif che ora si trova spaesato e spiazzato da una conduzione forzatamente diversa, ingessata, che lei stessa fatica a interpretare abituata com’è ad atteggiamenti altezzosi e per nulla concilianti verso chi osa contraddirla. Una trasformazione che non convince e che non riesce a bucare il video tant’è che si era paventata l’ipotesi di un cambio alla guida del programma, ipotesi prontamente smentita. Almeno per il momento.
Anche l’altro pezzo da novanta sbarcato sul pianeta di Cologno Monzese, ovvero Bianca Berlinguer, deve fare i conti con una crisi di rigetto. Il suo “E’ sempre Carta bianca” non ha ancora raggiunto quella soglia di ascolti medio-alta che colloca un programma in zona “salvezza”. Come se non bastasse si aggiungono voci di un rapporto ai minimi termini con Piersilvio Berlusconi. L’ex zarina di Raitre è invece rimasta fedele a sé stessa, sempre pungente e poco incline al dialogo fuori scaletta. Ha inoltre portato con sé i suoi uomini di fiducia: Corona, lo storico Orsini (nonostante la bufera abbattutasi sul professore universitario, bersagliato e quasi lapidato dai soloni del mainstream per i suoi racconti non allineati), e Andrea Scanzi. Anche la formula è pressoché invariata, così come il giorno della messa in onda, ovverosia il martedì.
Ci sarebbero tutte le condizioni affinché lo share avesse numeri da alta classifica, invece qualcosa non torna. Quel qualcosa potrebbe essere l’aver inserito la nuova inquilina in un contesto già abbondantemente coperto da talk show. Tra il Diario del giorno, Stasera Italia, Quarta Repubblica, Fuori da coro, e Dritto e rovescio in doppia veste (la classica del giovedì sera più la domenica al posto di Giuseppe Brindisi e la sua Zona Bianca – a proposito- che fine ha fatto il Re Artù dei conduttori sempre in prima linea a difesa dell’ortodossia più becera e incallita della narrazione a senso unico?), Retequattro sembra abbondantemente coperta ed il rischio di un ingolfamento della macchina mediatico-politica da salotto buono era da mettere in conto.
In più anche la concorrenza del martedì sera è aumentata notevolmente con l’arrivo in prime time di Francesca Fagnani e le sue “Belve”. Ma in casa Mediaset non sono solo i nuovi acquisti a preoccupare, pure un altro storico format se la passa maluccio: il Grande Fratello di Alfonso Signorini. Berlusconi junior ha messo mani anche sulla casa più famosa d’Italia. Con pala e cazzuola ha rifatto il restyling agli interni iniziando ad abbattere qualche colonna portante, come gli influencer, proseguendo poi con una bella imbiancata alle pareti ammuffite di trash e volgarità. La nuova veste sembra non piacere, infatti gli ascolti sono in picchiata e le puntate regolarmente battute da altre programmazioni.
Ma sarà davvero tutta colpa di questa svolta pretesa dal numero uno di Mediaset oppure, il reality, giunto alla sua 23° edizione, inizia un po’ a stancare? La verità potrebbe stare in mezzo anche per via della fascia di età che segue il GF. La cacciata delle “celebrità da internet” e di starlette varie che nell’era “instagrammata” rappresentano per i più giovani dei modelli da seguire ed imitare nel loro copione del nulla più assoluto, potrebbe avere indotto una larga fetta di aficionados ad abbandonare la casa e concentrarsi solo sui profili social di questi soggetti.
Ma il calo di ascolti sembra essere un problema che non risparmia quasi nessuno. Troppi programmi datati, troppe sovrapposizioni che alle volte danno l’idea di essere scopiazzature un po’ rivedute e corrette. Troppe volgarità fatte passare per comicità dei giorni nostri, ma che altro non fanno che demitizzare la vera natura dello spettacolo.
Non basta un colpo di spugna per rendere migliore un prodotto, soprattutto se questo prodotto si trova praticamente a reti unificate. Contenitori in cui cambia il packaging ma non il soggetto. Chissà cosa penserebbe di tutto ciò Cecco Angiolieri, primo vero dissacratore sarcastico e goliardico fuori dagli schemi. Probabilmente fuggirebbe anche lui da questi schermi vacui e insignificanti.