contenuto a cura di
Francesco Rossi
L’inspiegabile estasi della stampa verso l’allineamento ideologico a senso unico è sostanzialmente avvertibile dall’ego monumentale ai limiti del paranoico di certi editori e direttori che, calandosi nella nuova realtà, (che spesso e volentieri cammina sul filo spinato della depressione) si portano dietro l’alone di leggenda nel deserto, la cui opera di convincimento diventa ogni giorno sempre più realtà e meno miraggio. Comunque andrà a finire sarà un successo, ma è solo il raggiungimento del successo che consente di aspergere il sapore inebriante della felicità, in quella che fino a poco tempo prima era solo una grotta buia e fredda dalle cui cavità emerge tutto l’ego da sbarco sciolto, con tracce visibili di zucchero negli occhi da serpenti.
Come lo sceriffo del Far West dopo la cattura del bandito sulla cui testa grava una forte taglia. Per dare slancio e vigore a tutto il variegato mondo della comunicazione italiana, da anni ingabbiata dentro lo schermo piatto delle sfumature di grigio, occorreva un elettroshock dai colori vivaci e dai toni forti, meglio se drammatici. Ed è nel febbraio del 2020 che avviene il tanto sospirato miracolo: arriva una nuova pandemia, denominata Covid-19. È il nuovo inizio del processo di meccanizzazione, l’udienza che tutti gli agognanti santoni eredi del Marchese del Grillo aspettavano con ansia: “io so io e voi non siete un c…”. Le rotative si mettono in moto, effervescenti come una bustina di idrolitina in un bicchiere d’acqua, ma piene di aria fritta e di acredine verso la resilienza come muro difensivo dalle balle spaziali.
Ma sono rotative incessanti, martellanti, che ti entrano dentro. Il virus è oramai sulla soglia delle case degli italiani, nella testa sarà solo questione di tempo. Perché di lì a poco si amplia la griglia di argomentazioni e via con terapie di cura, vaccini, contagi e varianti. E giù con ruffa, baruffe, insulti e offese. Le bocche di fuoco in prima linea come fucilieri assaltatori a protezione del più spinto tentativo lessicale di raccontare l’inspiegabile. Professionisti dell’informazione che grazie al Covid stanno vivendo alla lettera un viaggio allucinogeno.
La droga potente dei sogni collettivi, delle terre promesse. L’antesignano di tutte le polemiche e di tutti gli scontri, parecchi anche feroci, con il virus diventato più brutto e cattivo degli Orchi della Terra di Mezzo. Ma il giochino, per quanto riuscito, non poteva durare in eterno perché servono le giuste combinazioni. I lupi che ballano e gli atomi che danzano.
Finita la festa gabbato lo santo? Neanche per sogno. Perché da qui in avanti inizia un susseguirsi di emergenze, vere o presunte, e di eventi portati agli onori della cronaca -usando il metodo del manganello travestito da pensiero unico – con lo scopo di creare polemiche molto strumentali e poco sostanziose, il cui unico obiettivo è quello di tenere il cittadino lontano dai reali problemi del paese e convincerlo che il bene sta sempre e solo da un lato; in una sola parola: manipolazione di massa.
Perché, in fin dei conti, il lavaggio del cervello è un’operazione semplicissima, che ha tutte le apparenze della cortesia e usa come strumento la ripetizione delle cose. Non è difficile persuadere, convincere e persino entusiasmare: basta ripetere cento, mille volte la stessa cosa (meglio se a reti unificate) e, automaticamente, si otterrà persuasione, convinzione, entusiasmo. Le teste umane che diventano come testine dei giradischi: girano dentro un solco tracciato da altri. Un po’ come il criceto in gabbia con la ruota. Così, a due anni esatti dall’inizio dell’era pandemica – febbraio 2022-, ecco arrivare l’invasione russa in Ucraina. Improvvisamente la bussola cambia direzione, il Covid (mortale fino al giorno prima) sparisce dai radar delle criticità, non si hanno più notizie, come certi aerei che sorvolano il Triangolo delle Bermuda, lasciando spazio al conflitto ucraino nonostante il disperato tentativo di qualche vedova inconsolabile e nostalgica di restrizioni, tessere verdi e lockdown.
Copione e metodo usati per la guerra sono gli stessi della pandemia: bombardamento mediatico urbi et orbi. Una strategia studiata nei dettagli che alla lunga ha portato i frutti sperati. Si è voluto creare un clima da stadio con l’ingresso consentito solo ad una tifoseria (gli hooligans del pensiero unico) sbattendo le porte in faccia a tutti gli altri. Ma chi è il privilegiato con il posto riservato nel salotto buono dei benpensanti? È colui che ascolta senza proferire parola, crede a tutto ciò che sente, obbedisce se c’è eseguire un ordine, insomma, colui che sta zitto e buono (ci hanno anche fatto una canzone sanremese).
L’individuo ridotto come una palla dello squash. Emblematico quanto accaduto il 22 luglio del 2021 nelle conferenze stampa dell’allora premier Mario Draghi; l’ex banchiere non fece in tempo ad entrare nella sala che tutta la platea di giornalisti si alzò in piedi scatenando una standing ovation che solo poche celebrità hanno la fortuna di meritare. Una chiara manifestazione di sottomissione verso colui che in quel momento rappresentava la punta di diamante dell’omologazione dura e pura.
Due anni dopo le cose non sono cambiate, chi esce fuori dal binario del pensiero unico o, peggio ancora, invoca una risoluzione diplomatica (nel caso della guerra) ne paga le conseguenze, come si è visto con storici e professori universitari. Non ci può essere un contraddittorio. Tanto più quando entrano in gioco interessi di natura economica: corsa all’armamento (la cui grossa produzione è negli USA), corsa alla fornitura del gas con gli States ancora protagonisti (inquietante quanto avvenuto al gasdotto di Nord Stream), nel tentativo, neanche tanto velato, di dividere e spaccare l’Europa da parte di Washington. Ma come per la pandemia prima o poi ci si stufa e così anche l’uomo di Biden a Kiev (Zelensky) è rimasto vittima della data di scadenza. Sedotto, e praticamente abbandonato, nonostante i continui piagnistei, ora tocca al Medio Oriente. Del resto “un po’ per uno non fa male a nessuno” eccetto ai civili, ma questo è un piccolo ed insignificante dettaglio. Trattati come le bollicine di una famosa acqua minerale, anche in questo caso non c’è nessuno che vada in loro soccorso e l’unico eco è quello degli spari e delle bombe sopra le loro teste.
Attenzione, però: non tutte le bombe sono uguali. Ci sono quelle giuste ed intelligenti e ci sono quelle sbagliate, quelle da eliminare ad ogni costo. Quelle giuste sono anche democratiche, dalla loro esplosione infatti nasce una nuova civiltà. Il metodo? Neanche a dirlo: tutti da una parte, senza se e senza ma, perché la ragione ha una sola voce (del padrone) e non sono ammesse stonature fuori dal coro. Così, dopo la Russia che si auto-flagella in puro stile Tafazzi, facendo saltare per aria il suo principale impianto di gas nel Mar Baltico, ecco che a Gaza abbiamo i palestinesi che fanno esplodere un ospedale con dentro donne e bambini. “Lo dicono anche dal Pentagono”, così cercano di dare credibilità e veridicità i giornali del mainstream (e non solo) davanti ad una assurdità del genere.
Sosteneva Michael Ende:” Quando si tratta di controllare gli esseri umani non c’è miglior strumento della menzogna. Perché, vedete, gli esseri umani vivono di credenze. E le credenze possono essere manipolate. Il potere di manipolare le credenze è l’unica cosa che conta”. Qui però l’ideologia di base è diversa: non più pensiero unico ma buoni e cattivi, con la stampa che torna a dividersi su tutto.
Il filo non è però del tutto spezzato: per i giornali progressisti la parte buona è solo la loro. Così si è passati dalle polemiche e dagli scontri sull’utero in affitto al libro del Generale Vannacci, fino allo spot di Esselunga. Tre “soap opera” che sono riuscite a tenere dritta la barra della distrazione. Talmente dritta da chiedersi se tutto ciò non sia stato progettato e costruito ad arte, con uno dei principali attori – l’ex Comandante della Folgore (unico caso al mondo di “pensatore” censurato che da agosto quotidianamente sta su giornali e TV col suo libro primo, da settimane, nella classifica di vendite online) – che un giorno magari verrà ricompensato con una poltrona da parlamentare. Ce lo domandiamo sottovoce, onde evitare di finire nel girone dei complottisti e populisti. In attesa della prossima soap.