contenuto a cura di
Valentina Marsella
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Nomen omen’, dicevano i latini, convinti che il nome fosse un presagio, che il destino di ognuno dipendesse da come fosse stato chiamato alla nascita. Plauto, in un passo della sua commedia Persa, sdoganò la teoria del ‘di nome e di fatto’ grazie alla citazione ‘nomen atque omen’, ossia nome e allo stesso tempo anche premeditazione. Ma sarà sempre vero che il nome è presagio di come saremo nella vita e delle scelte che faremo? Quello che è certo è che il nome evidenzia la sostanza di chi lo porta, il suo tratto entelechiale, direbbe Sciascia richiamando la filosofia di Leibniz.  Simbolici, benaugurali, di famiglia, classici o bizzarri, i nomi hanno sempre il compito di rivelare qualcosa e sono figli di questo tempo incerto dove dare un nome identitario diventa un valore insostituibile. Nell’Italia di oggi, dice l’ultimo Report dell’Istat relativo al 2022, i nomi più gettonati dai neogenitori sono stati Leonardo e Sofia. Nomi che racchiudono coraggio, forza e saggezza. Così i capitani coraggiosi del domani si preparano ad affrontare le mille sfide quotidiane tra crisi economica, Pil che pesa su di loro come un macigno e con scenari di guerre sempre più a tinte fosche.

Dal 2018 Leonardo è in vetta alle classifiche, e se pensiamo alle origini del nome – prima germaniche poi latine – le premesse per affrontare l’Italia del futuro con coraggio ci sono tutte. ‘Forte come un leone’ è il significato di questo nome assai diffuso da Nord a Sud. Portato da vari santi, tra cui il franco Leonardo di Noblanc, il cui culto fu molto popolare durante il Medioevo, è impossibile non pensare alla fama mondiale del genio di Leonardo Da Vinci, che ha reso questo nome potente e immortale. In Italia ha iniziato a prendere piede dagli anni ‘70, su tutto il territorio nazionale, con punte in Puglia e Sicilia. Secondo i dati Istat la sua popolarità è andata costantemente crescendo dagli inizi del XXI secolo, attestandosi al primo posto dal 2018. Da allora è re incontrastato nei desiderata dei neogenitori.

Le future donne italiane invece – sempre restando fedeli alla teoria del nomen omen – saranno animate in particolare dalla saggezza. Sofia è il nome più diffuso tra le bimbe del Centro Nord, scendendo poi in Abruzzo, Calabria, Sicilia e Sardegna. Deriva dal greco antico sophia, che letteralmente significa sapienza, saggezza, la stessa radice da cui sono tratti i nomi Sofocle e Sofronio. Era un nome comune fra la nobiltà medievale europea, e giunse in Gran Bretagna grazie agli Hannover, che ereditarono il trono nel XVIII secolo. In Italia, diffuso nel Ventesimo secolo soprattutto in Sicilia grazie al culto di santa Sofia patrona di Sortino, ha assunto grande popolarità con l’attrice Sophia Loren. La sua diffusione è in costante ascesa: partendo dalla tredicesima posizione nel 1999, si è attestato in vetta alle classifiche dal 2010 al 2020, registrando una media di quasi 7mila neonate all’anno con questo nome.

Ma da quando esiste la consuetudine di utilizzare il nome? Sicuramente dall’inizio della civiltà e delle principali caratteristiche sociali, amministrative, religiose che essa comporta. Già nell’antica Grecia gli abitanti venivano identificati dal nome proprio, da quello del padre e, a volte, dalla località d’origine. Nell’età romana la tradizionale formula onomastica maschile era costituita da tre elementi, i cosiddetti ‘tria nomina’: praenomen (o nome individuale), nomen (o gentilizio) e cognomen (o soprannome). In alcuni casi veniva aggiunto anche un ‘supernomen’. Un sistema mutato lentamente a partire dal III secolo, cominciando dai ceti più bassi, dapprima con la perdita del praenomen e poi del nomen, fino ad arrivare, verso il V secolo con l’affermarsi del cristianesimo e l’allargamento del diritto di cittadinanza romana, al nomen unicum.  Unico come ogni persona, e come sosteneva Hermann Hesse ogni uomo però non è soltanto lui stesso, è anche il punto unico, particolarissimo, in ogni caso importante, curioso, dove i fenomeni del mondo si incrociano una volta sola, senza ripetizione. I capitani coraggiosi lo sanno.