contenuto a cura di
Francesco Rossi
Il tortuoso cammino dell’evoluzione metafisica come conseguenza naturale di quel processo propulsivo ed innovativo, che nel corso degli anni ha pesantemente investito l’uomo – con la stessa ferocia di un’auto con un gatto in tangenziale- non poteva non inglobare anche il calcio ed i suoi attori principali. Abbandonati i panni di Holly e Benji e le loro infinite scorribande con la palla sempre tra i piedi, la rinnovata veste grafica presenta una versione 3.0, tridimensionale, con i giocatori nel ruolo di figurine da collezione così simili nelle loro esposizioni mediatiche, soprattutto fuori dal rettangolo verde, da sembrare essere usciti da una stampante laser a flusso continuo.
La nuova realtà ci presenta spaccati di vita quotidiana inediti che l’arrivo dei social ha contribuito a trasformare in una sorta di Grande Fratello permanente, spazzando via quella retina di opacità che garantiva un minimo di privacy. Un profile molto poco low che spesso e volentieri appare in rete come un’immagine sbiadita, dai contorni un po’ grotteschi figli di uno sfarzo esagerato e orgogliosamente ostentato magari a bordo di una delle tante lussuosissime fuoriserie a disposizione. Ma è tutto il contesto, nel suo insieme, ad essere il più delle volte bambinesco, quasi fancazzista, fatto di play station e passatempi vari dalla dubbia utilità soprattutto in considerazione del fatto che molti di loro rappresentano un modello da seguire per tantissimi adolescenti.
In una scala virtuale di gradimento, loro, i calciatori, stanno senza dubbio sul podio. La luce dei riflettori si accende anche sulla passerella del glamour sucui vanno in scena lo stile, l’abbigliamento, il modo di porsi. Un red carpet stravagante e pieno di sogni, spesso volano di nuove tendenze modaiole. E pure in questo caso la trasformazione con i loro predecessori del passato è abbastanza evidente. Accostamenti improbabili, tatuaggi in bella mostra, orecchini e capigliature assai discutibili. Talmente discutibili che quando Silvio Berlusconi acquistò il Monza, nel settembre del 2019, appese nei corridoi di Monzello la sua dettagliata “riforma protestante” articolata in più punti che prevedeva oltre ad una italianizzazione della rosa, anche un nuovo modo di apparire e porsi: niente barba, niente capelli lunghi e dermopigmentazione visibile. Non una imposizione illiberale quanto, piuttosto, un nostalgico ritorno al passato per l’uomo che da metà anni ‘80 fece del Milan un modello virtuoso e vincente. In campo e fuori. L’operazione “pulizia” è in larga parte riuscita e prosegue anche adesso che il patron non c’è più.
Ovviamente non tutto è da cestinare, ci sta anche dell’altro oltre le bolle di sapone dalla superficialità melliflua. Nonostante la giovane età c’è chi pensa al dopo calcio con investimenti mirati e sulla carta vincenti. Oltre al mattone, che rimane la prima scelta, è la ristorazione l’attività di maggior attrattiva. Infatti, sempre più calciatori si imbattono in questa avventura culinaria, con un dato molto significativo: parecchi sono stranieri i quali, evidentemente, decidono di rimanere nel paese in cui l’arte culinaria presenta una galleria di piatti di altissimo livello. Non tutti, però, hanno la passione dei fornelli e preferiscono gettare le basi future sui libri universitari. Tanti attualmente i giocatori “dottori” ancora in attività e la quota è destinata a salire notevolmente. Scienze Motorie la Facoltà più gettonata, che consente loro una progettazione sempre in ambito sportivo.
Ma nel firmamento costellato di lusso a cinque stelle, mondanità senza sosta e notorietà patinata a getto continuo, una stella spicca più delle altre; quella di Federico Baschirotto. Il difensore del Lecce, infatti, è titolare, assieme alla sua famiglia, di una azienda agricola in Veneto ed ogni anno decide di trascorre le ferie, tra la fine del campionato e l’inizio della nuova stagione, per curare piante e bestiame. L’ex ascolano non è il solo contadino del pallone, anche l’attuale Commissario Tecnico della Nazionale, Luciano Spalletti, è proprietario di una grossa tenuta nelle campagne toscane di Montespertoli e sovente lo si vede a bordo del suo trattore intento ad arare la terra, con le famose galline del Cioni vicine di casa. Prima di lui Nevio Scala, che nel padovano zappa e produce vini da anni. Così pure “il mollo” Alberto Malesani.
A parte le passioni extra-campo, o gli investimenti a garanzia, ci sta anche chi si è distinto per vicende religiose e umanitarie. Come Roberto Baggio. Il Divin Codino, e Pallone d’Oro, si è convertito al buddhismo diventando un importante punto di riferimento per tutti coloro i quali vogliono avvicinarsi agli insegnamenti del Soka Gakkai. Ha anche finanziato la costruzione di una Centro culturale a Corsico, vicino Milano.
Come non ricordare il Pibe de Oro, Diego Armando Maradona? Una vita spesa per i diritti dei più sfortunati, ma soprattutto grande amico di Fidel Castro con cui ha combattuto l’imperialismo USA nell’isola Caraibica. Vita politica anche per George Weah, Presidente della Liberia dal gennaio del 2018. Un impegno assolutamente gravoso e delicato, nulla a che vedere con i dribbling ed i gol che hanno infiammato la San Siro rossonera. Anche un altro ex milanista come Andrij Shevchenco si è ultimamente avvicinato alle questioni politiche del suo paese. Niente di particolarmente rilevante, solo ambasciatore di facciata del suo Presidente.
Ma il rettangolo verde non regala solo punizioni o colpi di tacco. Ad esaltare le tifoserie allo stadio spesso anche i “colpi di testa” senza palla, e tra i protagonisti più indiscussi degli ultimi anni una menzione particolare la meritano senza dubbio Antonio Cassano e Mario Balotelli. Un corollario talmente ampio, il loro, da poterci scrivere un libro e da cui sono nati due neologismi entrati a fare parte dell’ordinario lessicale calcistico. Così abbiamo le “cassanate” e le “balotellate” termini coniati per descrive un comportamento fuori dalle righe, o quanto meno bizzarro. È nato tutto da Fabio Capello, più volte allenatore dell’ex attaccante barese, stanco delle continue uscite maldestre del suo giocatore. Tra i tanti diverbi durante la loro convivenza, passerà alla storia l’imitazione bislacca e chiaramente provocatoria che Cassano fece di don Fabio ai tempi del Real Madrid. Ma la cassanata peggiore e irriverente è senz’altro quella che vide coinvolto l’arbitro Rosetti durante un Milan-Roma. Il fischietto torinese espulse il numero 19 giallorosso che reagì mostrando le corna in faccia alla giacchetta nera. Meno aggressive ma non per questo meno vistose le “balotellate”. Magliette stracciate e gettate per terra, litigate con Mourinho e Mancini al Manchester City, rapporti tesi coi compagni. Ma anche Ferrari distrutte, case incendiate, abbandoni di ritiri in Nazionale. Di tutto un po’. Non si è Super-Mario per caso.