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Riecco le riforme. Di riforme costituzionali se ne parla da trent’anni a questa parte, tutte le forze politiche sono d’accordo che servono, che aiutano alla modernizzazione del Paese e che favoriscono la partecipazione democratica.
Anche Giorgia Meloni ha inaugurato le sue consultazioni sulle riforme istituzionali forte di un mandato elettorale. Ma visti i precedenti è giusto interrogarsi se saranno vere riforme o se ci troviamo di fronte alla solita sceneggiatura e sceneggianti.
Sarà un confronto costruttivo finalizzato al raggiungimento del risultato o solo un ulteriore terreno di scontro e magari di campagna elettorale in vista delle elezioni europee del 2024?
Nella mente del Premier Meloni vi è senz’altro una riforma in senso presidenzialista, resta da capire se ad essere eletto direttamente sia il Presidente della Repubblica, sul modello francese, o il Presidente del Consiglio.
Ad oggi non possiamo dire se ci siano le basi per una riforma seria in senso presidenzialista. Di certo, però, in questi ultimi quindici anni abbiamo avuto Presidenti del Consiglio a volte impotenti nelle decisioni, perché ostaggio delle proprie maggioranze parlamentari, e a volte troppo solitari nelle decisioni con un utilizzo dei decreti-legge e delle questioni di fiducia al limite delle regole costituzionali. Così come abbiamo assistito a Presidenti della Repubblica talvolta anche eccessivamente interventisti anche nelle decisioni del Governo e altre volte fin troppo relegati nel ruolo di notai costituzionali.
Il nostro sistema ha certamente bisogno di un equilibrio costituzionale che garantisca partecipazione piena dei cittadini, e governabilità.
Oggi i tempi sono maturi per una riforma costituzionale quanto più condivisa che dia più stabilità e renda l’Italia più credibile e più competitiva a livello internazionale.
Per fare ciò ogni forza politica deve portare avanti le proprie argomentazioni ma senza slogan di propaganda elettorale, solo così si potrà raggiungere l’obiettivo, tenendo sempre bene a mente che le persone passano ma le Istituzioni rimangono e sono il pilastro della nostra democrazia.
Sulla Costituzione non si possono fondare calcoli o convenienze.